lunedì 21 febbraio 2011

Monte Palanzone, 1436 m – Brunate (CO)

Data: 19 dicembre 2010
Eroi: Niccolò, Stefano

Ormai è da un mese che con il caro amico Stefano non bazzichiamo su per qualche vetta lombarda, e decidiamo che è giunto il momento. L’idea di base è sabato 18, ma questioni di pubbliche relazioni spostano la scelta a domenica 19. Ovviamente, sabato c’era un sole incredibile e domenica un tempaccio da lupi. Vabbè, a noi ci piace così (sic!!)…
La partenza è fissata alle 7 del mattino (osiamo dormire un po’ data la non eccessiva altitudine della meta), e baldanzosi ci dirigiamo alla volta della ridente Brunate (715 m), che Stefano voleva raggiungere a piedi da Como (e ancora una volta: pazzi si, scemi no dai!). Parcheggiamo la macchina sotto al faro voltiano (nei pressi del ristorante San Maurizio), meta di numerose attività scout negli anni passati, e ci dirigiamo alla volta del nostro destino. L’obiettivo dichiarato è il Monte Palanzone (1436 m), un simpatico panettone che svetta (???) nel triangolo lariano.
Dato che siamo ambiziosi, attacchiamo la strada evitando come la peste i giri brevi e rapidi, e percorrendo imperterriti tutte le creste che la morfologia del terreno ci mette a disposizione. Sotto un cielo sempre più grigio e meno amico raggiungiamo il Monte Boletto (1236 m), da cui abbiamo una vista fantastica del lago di Como, nella sua unica apparizione odierna (tutto verrà coperto dalle nuvole fra poco). Appena giunti alla vetta, inizia a soffiare un vento canchero, che ci costringe a scendere rapidamente in direzione del monte Bolettone, e fa la sua comparsa anche la neve a raffica che ci viene sparata in faccia a intervalli più o meno regolari. Ci si copre quindi, e si riparte. Per la cronaca, persone incontrate finora: 1.




Dal Boletto al Bolettone ci mettiamo circa un’oretta fra una pausa per coprirsi e l’altra, e notiamo che la presenza umana inizia ad essere un po’ più ricca, anche se visto il tempo la zona ha perso sicuramente un buon numero di frequentatori. Attacchiamo la cresta e giungiamo al grande monumento di vetta del monte Bolettone (1317 m) che sono ormai le 11 del mattino e siamo in giro ormai da 2.5 h, martoriati da neve e vento. Nonostante tutto il morale è alto quasi quanto Stefano (quindi altino, diciamo).




In discesa dal Bolettone incrociamo una comitiva di 15 persone che procede spedita verso chissà dove. Seguendo i loro passi ci tocca di rischiare di scivolare e fracassarci a terra un po’ di volte ciascuno: Stefano ci riesce, io in qualche modo non poggio mai il culo a terra. E sì che questa è la prima volta che non mi porto dietro i ramponi, mannaggia!
La strada è lunga, il terreno coperto da uno strato ben solido di ghiaccio mascherato da un lembo di neve che ci dà non poche noie. Verso le 12:30 arriviamo in vista della cresta finale che ci porterà in vetta al Palanzone. Con qualche fatica, alle 13 siamo su, e la neve è su con noi. 




Vorremmo godercela un po’, ma il tempo infame ci fa mangiare i nostri pochi pani in poco tempo, e ci invita a scendere verso le 13:30 – 13:45. La strada del ritorno è lunga e faticosa, e il ghiaccio non aiuta. Arrivati alla base del Bolettone scegliamo di evitare le creste e di fare la dorsale normale, per provare ad abbattere i tempi di percorrenza. 




Il risultato è che arriviamo alle 16 al rifugio Boletto, dove una bella birra ed un fettone di torta chiudono in modo degno una giornata dai due volti: bella ma gelida. Queste calorie suppletive ci porteranno alla macchina in mezz’oretta, pronti per rituffarci nella vita di ogni giorno…

venerdì 18 febbraio 2011

Passo Portula, 2280 m – Conca del Calvi (Carona)

Data: 13 novembre 2010
Eroi: Niccolò, Stefano

Si parte alle 6 del mattino da Milano, con una destinazione ben precisa (Carona, in cima alla val Brembana) ed un’ambizione ancora più precisa: la vetta del Cabianca e l’anello che congiunge questa vetta alla valle dei Frati, per ritornare poi giù a Carona dal sentiero estivo.
Arriviamo a Carona (1110 m) verso le 8 del mattino, la temperatura è drammaticamente vicina allo zero ma il cielo terso e limpido ci fa capire che ci sono tutte le condizioni per una giornata strepitosa. Attacchiamo la carrabile che porta al Rifugio Calvi (2020 m) con molta determinazione, rischiando l’osso del collo su qualche tornante ghiacciato, ma a noi ci piace così.



Fra una chiacchiera e l’altra arriviamo alla diga del lago di Fregabolgia (1957 m), che ci accoglie con la sua imponente mole sotto un sole quasi primaverile tanto è caldo. La neve, fino a quel punto abbastanza dura e solida, inizia a cedere sotto i colpi dei raggi ultravioletti, e gli scarponi, ancora inopportunamente privi di ghette, iniziano a sprofondare con somma gioia di entrambi. Qualche istante di pausa per fare due foto alla conca che inizia ad aprirsi davanti ai nostri occhi non si può non fare, e quindi l’occhio casca sul monte Cabianca (2601 m) davanti a noi, sommerso da una bella coltre di neve, che sembra stia aspettando solo noi.



Il tempo di arrivare al Calvi e le nostre ambizioni vengono frustrate dal rifugista, che indicando la spalla del Cabianca e il sottostante canalino ci dice che andare su di là si rischia di smuovere troppa neve e di restare sotto qualche valanga. Non pago di questo avvertimento, ci fa notare che le sole tracce che si avventurano da quelle parti sono quelle di due sci alpinisti, che però hanno pensato bene di ritirarsi prima di tentare la sorte. Di conseguenza, al grido di “Pazzi sì, ma scemi no!”, ci incamminiamo verso il Passo Portula (2280 m), seguendo le impronte di qualche altro avventuriero con le ciaspole che ci ha preceduto. Nonostante qualche incidente di percorso (lievi crampi per Mr. Stefano), raggiungiamo indenni il Passo dopo qualche suggestivo passaggio fra magiche dune innevate, e giunti lassù si apre davanti uno scenario da favola. L’alta Val Seriana è immersa nella neve, distinguiamo qualche vetta ma siamo troppo estasiati per metterci a elencarle tutte. In compagnia di qualche cornacchia sgranocchiamo il nostro cibo (in realtà il cibo è tutto di Stefano, io avevo il frigo vuoto), e ci concediamo un po’ di meritato riposo.







                            


La discesa verso il Calvi è meno lunga del previsto, ma abbandonare simili paesaggi può fare molto male. Giunti al rifugio una bella birretta per me e qualcosa di caldo per Stefano ci aiutano a ridarci morale in vista dell’orrida via del rientro, che provvede infatti a segarci le gambe senza troppi complimenti. Alle 16:30 circa siamo alla macchina, pronti a rientrare a casa. In realtà io vado a casa, ma Stefano (un vero eroe!) riparte alla volta della PrimAlpe di Canzo per una rimpatriata con vecchi amici. Se non è passione per l’Alpe questa…



Pronti, Partenza...Via!

Un blog, un diario, una raccolta di storie.
Le storie dei miei giri in montagna, delle persone che sono venute con me, delle cose vissute. Non un blog particolarmente tecnico (se cercate informazioni dettagliate sui giri da fare cascate male, non è il mio scopo), ma un blog dove poter raccontare qualcosa che per me vale molto.


Ciao a tutti, e benvenuti!
Nico